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47 " La madre di Ferguson fotografava sempre i soggetti nel loro ambiente, si recava nei luoghi in cui vivevano e lavoravano, portandosi dietro stativi portatili per le luci, paraventi pieghevoli e ombrelli telescopici, fotografava gli scrittori nel loro studio pieno di libri o seduti alla scrivania, i pittori fra gli schizzi e lo scompiglio del loro atelier, i pianisti seduti alla tastiera o in piedi accanto al loro lucente Steinway nero, gli attori davanti allo specchio del camerino o seduti soli sul nudo palcoscenico, e per qualche ragione i suoi ritratti in bianco e nero sembravano catturare la loro vita interiore meglio degli altri fotografi che ritraevano le stesse celebri figure, una qualità che forse non dipendeva dall’abilità tecnica ma da un certo non so che nella madre di Ferguson, che si preparava sempre per i suoi lavori leggendo i libri, ascoltando i dischi e guardando i quadri dei suoi soggetti, per avere qualcosa di cui parlare con loro durante le lunghe sedute, e siccome era una brava conversatrice, sempre molto affascinante e attraente, sempre restia a parlare di sé, quegli artisti vanitosi e complicati finivano per rilassarsi in sua presenza, avvertendo un genuino interesse per la loro persona e per quello che rappresentavano, un interesse vero o quasi, quasi sempre, e quando la seduzione riusciva e abbassavano la guardia, la maschera che portavano sul viso scivolava via un po’ alla volta e nel loro sguardo affiorava una luce diversa. "

Paul Auster , 4 3 2 1